Come Pietro… queste sono le nostri reti
di Francesca Baldini*
Parola d’ordine. Vivere la Rete! Ebbene sì, anche Benedetto XVI, nel messaggio per la 47esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, fa riferimento alla rete. Ovviamente si parla di Rete intesa come web e, in particolare, si sofferma sull’importanza delle “Reti sociali”, toccando il tasto dei social network.
Inoltre i nessi chiari della “porta”, intesa come luogo di passaggio e dell’agorà, come spazio che si popola di persone virtuali, ci stimola a riflettere sul nostro ruolo di comunicatori, valorizzando pregi e difetti di questi strumenti comunicativi.
Oramai dobbiamo riconoscere come da un paio di anni a questa parte la delicata questione dei social media sia entrata di diritto nel dibattito culturale, e per chi lavora con i nuovi mezzi di comunicazione il tema non può essere eluso.
Con forza si continua a ribadire il ruolo e l’utilizzo della Rete e di conseguenza come gestire i social network, amati e odiati al tempo stesso, non solo da chi viene da un certo tipo di impostazione comunicativa, ma anche da coloro che non ne capiscono una immediata utilità. Multiformi e variegate, queste “protesi” tecnologiche, dovrebbero aiutare chi lavora nella comunicazione e non disorientare, alimentando piuttosto quelle aspirazioni “radicate nel cuore dell’uomo”, a cui si riferisce il Santo Padre nel messaggio.
A chi critica l’aspetto ambiguo che potrebbero rappresentare i social network, mi sento di rispondere con una frase che amava ripetere il beato Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, “ricordatevi che voi siete nel mondo e non del mondo”.
Dunque esserci con coscienza e rispetto, ovvero quella discrezione che il Pontefice ribadisce più volte nel corso del messaggio, ma non esserne fagocitati.
Non basta condividere il nostro ‘quotidiano’, attraverso foto o frasi, ma dobbiamo lanciare spunti di riflessione e dibattito, che possano aiutare a rafforzare la nostra identità cristiana. Mentre la Rete, grazie ai social network, deve essere alimentata e arricchita di contenuti da chi la abita e quindi da chi la vive, partendo da un riguardo alla persona, che caratterizza il fare cristiano.
Non possiamo continuare a pensare che la Rete sia un duplicato, un nostro avatar, lì siamo noi stessi.
Una immagine, quella della Rete, carica di significato, che ricorda quelle reti che Gesù spronò a gettare ancora una volta a Pietro, quando l’apostolo si trovava sulla barca al termine di una notte infruttuosa e che poi si riempirono di pesci. Le reti di allora sono reti invisibili di oggi, che corrono sui fili sottili dell’etere e che noi, operatori della comunicazione sociale, siamo chiamati a colmare di concetti e utilizzare al meglio, per poter raccogliere anche noi pesci nuovi. Quelle stesse reti, poi, possono diventare ponti che uniscono e arricchiscono. Ricordiamo che, oggigiorno, si può comunicare in tempo reale da un estremo all’altro del mondo e grazie a ciò il messaggio evangelico acquista una connotazione nuova e giunge a quell’aspetto dell’evangelizzazione proteso a uno “sviluppo umano”, come ci ricorda Benedetto XVI.
Se l’avvento dei social media ci sta spingendo sempre più a un cambiamento, non solo delle nostre abitudini e del nostro modo di vivere ma anche di lettura del mondo, non possiamo rimanerne estranei. Per questo chi opera nella cultura e nella comunicazione sociale, come il Centro Culturale San Paolo onlus, deve essere conscio che questi linguaggi non devono spaventare e disorientare, ma arricchire chi è alla ricerca del Vangelo e veicolarne il suo messaggio.
Insomma i social network sono e devono essere ‘occasioni’ di incontro, scambio e formazione, per questo dobbiamo capire il loro fine e utilizzo, senza perdere di vista ciò che realmente vogliamo comunicare, evitando di rimanerne vittime.
*Delegata Centro culturale San Paolo presso il Copercom (nella foto)
Tratto dal sito del Copercom